Sardex, la moneta virtuale che punta all’Europa
Nata nel 2009 in Sardegna per gli scambi tra le aziende, oggi è presente in 11 regioni. Il valore delle transazioni nel circuito supera i 270 milioni
Serramanna è un piccolo paese nella Sardegna del Sud, situato nella zona centroccidentale della pianura del Campidano, conosciuta soprattutto perché ospita da più di cinquant’anni la Casar, una famosa azienda che si occupa della trasformazione di pomodori coltivati esclusivamente nelle campagne sarde, oggi esportati in tutto il mondo.
Dal 2009 è anche il quartier generale di Sardex, un Circuito economico integrato progettato per facilitare le relazioni tra soggetti economici che operano in un territorio, e per fornire loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari. Non una moneta virtuale e neanche di carta, dunque, ma tecnicamente un meccanismo di compensazione di crediti e debiti tra aziende. Una realtà nata su iniziativa di un gruppo di cinque giovani serramannesi (Gabriele e Giuseppe Littera, Pietro Sanna, Carlo Mancosu e Franco Contu) con l’obiettivo di potenziare la capacità produttiva delle aziende locali nel pieno della crisi finanziaria.
Diciamolo subito, Sardex non ha niente a che vedere con Bitcoin: i due servizi, spesso accomunati sotto il termine “moneta elettronica”, sono molto diversi. Bitcoin è un sistema decentralizzato, senza un’autorità centrale di controllo e vendibile sul mercato. Sardex, invece, è solo un’unità di conto che serve a misurare debiti e crediti; ogni impresa ha infatti un conto in crediti Sardex intestato alla propria ragione sociale e collegato alla propria partita Iva. Ciascuna transazione è poi accompagnata da una regolare fattura denominata in euro, in cui devono essere riportati l’imponibile e l’Iva, con l’indicazione della modalità di pagamento. Gli scambi sono quindi assolutamente trasparenti e tracciabili.
Il motivo del successo? Un meccanismo moderno, fatto di rapporti umani diretti, in grado di far circolare valore molto più in fretta di quanto accade sul mercato ufficiale. Persino il Financial Times ha inserito Sardex tra le mille aziende europee con il più elevato tasso di crescita. Un circuito che ha già convinto ad aderire molte aziende in Sardegna e nelle undici regioni italiane in cui è presente con Circuiti gemelli.
Un’affermazione sottolineata anche dall’emittente americana Cbs, che poco tempo fa ha dedicato al “fenomeno Sardex” una trasmissione seguita da milioni di americani e che ci ha incuriosito, tanto da andare a conoscere, a metà ottobre a Serramanna, l’amministratore delegato di Sardex Gabriele Littera, 33 anni e una laurea in Marketing e Comunicazione all’Università degli Studi di Teramo.
Gabriele, come funziona esattamente Sardex?
Funziona come un circuito in cui il denaro si trasforma in un’unità di conto, ossia un diritto o un obbligo a fornire i propri beni o servizi, in cui un sardex vale un euro. In poche parole un sistema, a cui ci si iscrive con una quota annuale proporzionale, in cui si trasforma la propria capacità produttiva non ancora espressa in un’aggiunta di liquidità per far fronte ai propri investimenti o alle proprie spese e che permette alle imprese di approvvigionarsi a tasso zero dando linfa a un mercato sostenibile tra un’azienda locale e l’altra.
Un esempio?
Un esempio fatto sulle persone fisiche, a cui abbiamo aperto il circuito proprio in questi giorni, prima destinato alle sole aziende: se un dentista deve pagare un meccanico può usare i crediti. A sua volta il meccanico può andare dal dentista e pagare nelle stessa maniera, oppure può continuare la catena con un’altra azienda aderente al circuito andando, per esempio, a cena al ristorante.
Come si incrociano domanda e offerta?
La società fornisce, tra le altre cose, un servizio di area broker. Una ventina di collaboratori specialisti del circuito, che tutti i giorni lavorano per incrociare la domanda e l’offerta dei partecipanti.
Da giornalista che opera in un istituto di credito mi sorge spontanea una domanda. Sardex è uno strumento in conflitto con l’euro?
No, non entra in contrasto con l’euro, semmai lo affianca all’interno di un sistema di compensazione tra imprese. Un luogo dove avvengono scambi commerciali, in cui però non esistono né riserve, né capitale e dove la moneta (in questo caso i Crediti) funge da unità di conto in una specie di baratto multilaterale.
E a livello di sistema bancario?
Neanche. Sia la Banca d’Italia sia l’Agenzia delle Entrate, con cui siamo spesso in contatto, hanno verificato fin dall’inizio l’assenza di irregolarità di qualsiasi genere. Abbiamo invece la sensazione di aver fatto da stampella in questi ultimi anni al sistema finanziario, perché le banche, che non sono certo società no profit, non possono dare credito a chiunque. La nostra intenzione è quella di fare da complemento, andare cioè a coprire quella parte di mercato, piccola o grande che sia, in cui i sistemi tradizionali non arrivano. Il sistema Sardex lavora inoltre sul breve termine, sul circolante: non esistono infatti mutui in Crediti, perché tendiamo a lavorare sull’emergenza.
Con alcune banche avete addirittura instaurato delle partnership.
Con gli istituti di credito abbiamo degli ottimi rapporti. Ad esempio, stiamo lavorando con Banca Etica su accordi nell’ambito della Green Economy: la banca finanzia un’operazione al 70-80% e il circuito Sardex arriva a completarla. In un rapporto in cui ci si fa forza a vicenda. Lo ripeto, il ruolo delle banche è fondamentale per l’intero tessuto economico. E noi non siamo l’alternativa, proviamo e ci impegniamo a fare da ottimizzatori.
Pochi mesi fa avete inoltre sperimentato una “social card” insieme alla Fondazione di Sardegna.
Con la Fondazione, che detiene il 5% del capitale di Sardex, abbiamo testato la “Sardex card”. Si tratta di un prodotto sviluppato all’interno di un progetto europeo, che viene utilizzato da persone e famiglie in difficoltà economica negli esercizi associati al circuito, in uno scambio tra beni e servizi che speriamo possa fare da tampone in un determinato momento di emergenza.
Siete tra le aziende con il più elevato tasso di crescita a livello europeo. Quali sono ad oggi i numeri di Sardex?
In Sardegna sono iscritte circa 4 mila partite Iva, che arrivano a 9 mila se consideriamo gli altri circuiti presenti in Italia. Sempre come gruppo abbiamo transato, fino ad oggi, circa 300 milioni (270 mln circa in Sardex e 30-35 mln per gli altri Circuiti). Su base mensile transiamo invece circa 10 mln, di cui 8 solo in Sardegna.
A proposito di gruppo, oltre a Sardex in Sardegna esistono altri undici circuiti in altrettante regioni d’Italia. Come sono nati?
Si tratta di circuiti nati dopo Sardex sulla base della nostra esperienza, che presentano un rapporto contrattuale o societario con noi, in cui abbiamo messo a disposizione piattaforme e know-how. Abbiamo ad esempio Liberex in Emilia Romagna, Tibex nel Lazio, Piemex in Piemonte, Linx in Lombardia, Venetex in Veneto, Felix in Campania.
Molte aziende hanno accettato di distribuire sardex ai propri dipendenti al posto di benefit: dai bonus ai rimborsi, fino agli anticipi sul Tfr.
In Sardegna ci sono poco meno di 2 mila persone che ricevono sotto forma di Crediti premi di produzione, incentivi, rimborsi, bonus, anticipi sul Tfr. I dipendenti delle aziende si ritrovano così ad avere dei crediti da spendere sul territorio, in qualsiasi attività del circuito. Ci sono ad esempio catene di supermercati che ogni mese anticipano la tredicesima in Crediti, consentendo ai propri dipendenti di fare la spesa attraverso l’uso del circuito. Se poi questi Crediti non dovessero essere utilizzati, l’azienda a fine anno li ritirerebbe pagando in euro l’importo dovuto.
Dai principali quotidiani e tv nazionali fino ad arrivare al Financial Times e alla Cbs, avete varcato i confini nazionali. Qual è il segreto del vostro successo?
Siamo lusingati. Al di là degli aspetti economici, il motivo per cui gli iscritti pensano a Sardex è perché si tratta di un settore in grado di fare coesione sociale. Si rimettono gli attori dell’economia reale al centro delle attività, degli scambi, del commercio. Si conoscono di persona! Il modo migliore per fare incontrare la domanda e l’offerta. Per noi i creditori e i debitori hanno la stessa importanza: facciamo in modo che chi ha contratto un debito con la comunità dei partecipanti trovi occasioni di vendita, chi ha un credito trovi chi gli offre ciò che vuole, nel massimo della soddisfazione reciproca.