EDITORIALE

Un buon lavoro che rischia di non dare frutti

di Eugenio Tangerini

La buona notizia, in questo scorcio d’inverno piuttosto grigio per l’economia, arriva dalle banche italiane, che secondo gli ultimi dati hanno migliorato qualità del credito e redditività. Lo certifica una fonte autorevole, il numero uno della vigilanza bancaria dell'Eurozona Danièle Nouy, in un’intervista al Sole 24 Ore in cui tira le somme del suo mandato quinquennale. “Hanno fatto un buon lavoro nella riduzione degli Npl”, spiega, visto che il livello dei crediti deteriorati “sta scendendo di giorno in giorno”. Certo “bisogna andare avanti e fare di più”, aggiunge, ma ora la solidità del sistema è rafforzata. 
Una conferma arriva dall'ultimo rapporto dell’Associazione bancaria italiana: le sofferenze nette sono scese in settembre a 39,8 miliardi di euro, contro gli 86,8 del dicembre 2016. In poco meno di due anni si sono ridotte di oltre la metà. Ma non basta: a fine ottobre i prestiti a famiglie e imprese erano in crescita dell’1,9 per cento su base annua, continuando così la tendenza positiva dell’ultimo biennio. Nel frattempo le banche italiane hanno contribuito direttamente, con quasi 12 miliardi di capitale proprio in tre anni, alla gestione delle situazioni di crisi nel settore. 
Ce n’è abbastanza per guardare avanti con fiducia? Parrebbe di sì, invece si fronteggiano scenari contrastanti e con molte incognite. Da una parte i risultati del “buon lavoro” di cui stiamo parlando sono emersi con chiarezza nelle ultime trimestrali e nell’esito degli stress test che le Autorità di vigilanza hanno svolto in tutto il Continente: la “pagella” delle banche italiane ha mostrato una resilienza maggiore rispetto alla media europea. Nonostante questo, però, il comparto finanziario vive settimane difficili: i mercati sono inquieti e diversi report mettono sotto osservazione le banche. 

È un tema complesso che riguarda l’equilibrio dei conti pubblici, l’assetto della manovra economica e le relazioni del Paese in Europa. La situazione cambia quasi ogni giorno, ma lo spettro principale, in fin dei conti, ha un nome: la risalita dello spread. I livelli attuali, nel rapporto tra Btp e Bund, non sono coerenti con i fondamentali della nostra economia e rischiano di produrre effetti negativi sul patrimonio degli istituti bancari.

La stessa Nouy non esita a dire che “sarebbe un vero peccato se le banche italiane, che si sono impegnate così a fondo per ridurre gli Npl e migliorare i bilanci, dovessero perdere i benefici di questi sforzi”. Anche perché “questo avrebbe un impatto sulla disponibilità di credito all’economia”. Speriamo che ciò non accada, e che grazie all’azione responsabile di tutti i soggetti coinvolti il Paese riprenda – con il sostegno decisivo del suo sistema bancario – un percorso virtuoso di crescita.