Amore "liquido": legami affettivi più fragili nell'era digitale
La sociologia riconosce a Bauman la paternità della definizione di modernità "liquida". Non riusciamo più a gioire delle cose durevoli
Lui, lei e l’altro. Lui, lui e l’altro. Lei, lei e l’altro. L’altro è internet, che forma un atipico, ma frequente, triangolo amoroso. Ben lontano da quello riportato da Renato Zero nella celebre canzone di fine anni settanta. Internet è entrato prepotentemente, già da qualche anno, a far parte delle nostre vite, del nostro lavoro e, purtroppo, del nostro tempo libero. Estendendo così la sua influenza anche alle relazioni e agli affetti.
Isolato nella sua stanza, di corsa per il lavoro, un minuto prima di cena, nella pausa caffè: ogni momento è buono per inviare un messaggino o una fotografia su Whatsapp o tenersi aggiornato su cosa sia successo agli altri amici su Facebook e Instagram. "Slegati da tutto, essi devono connettersi"*: gli uomini postmoderni non possono smettere di correre, cercano perciò il modo di mantenere il passo con gli altri senza modificare il proprio.
Tutti ci siamo innamorati almeno una volta nella vita, forse le persone molto fortunate anche più di una. E proprio in quei momenti abbiamo sentito dentro di noi la forza e il desiderio che si trattasse di un’esperienza unica e irripetibile. Ogni relazione, ogni storia d’amore, d'altronde, è esclusiva. Ma come si può vivere un’esperienza amorosa di questo tipo nella società attuale? Come si può conciliare il desiderio di amare e di essere amati con la velocità dei giorni nostri? Il mondo d’oggi non ha forse reso l’amore ancora più fragile? Domande a cui cercarono di rispondere il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman e Aleksandra Kania durante l’edizione 2013 del Festivalfilosofia di Modena, dedicata appunto all'amore, che seguii con interesse e che provo a sintetizzare in queste righe. Si tratta di un tema caro allo stesso Bauman, scomparso all'inizio del 2017 all’età di 92 anni, che ha approfondito nel libro Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi (Editori Laterza - 2013). Il libro parte proprio da qui, dalla nostra spaccatura tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.
La sociologia contemporanea riconosce a Zygmunt Bauman la paternità della definizione di modernità "liquida", con cui ci si riferisce alla nostra condizione attuale, che deve fare i conti con la propria condizione di realtà, di identità, sempre manipolabile. È l’uomo stesso a poterla modificare secondo le proprie esigenze. L’immagine del "liquido", poi, indica proprio la comprensione, ma anche l’imposizione, di come nulla abbia o debba avere contorni chiari e definiti, sia nel mondo lavorativo (a cui Bauman ha dedicato i primi studi e ampi approfondimenti) sia sulle ricadute etiche di questo modo di vivere e di vedere la vita.
Oggi i rapporti umani si sono
liquefatti, l’uomo si è trasformato
da produttore a consumatore
Anche i rapporti umani si sono quindi liquefatti, ma non nel senso che siano all'improvviso "scomparsi". Anzi, hanno piuttosto subito una specie di dilatazione e allentamento, in opposizione alla frenesia della vita liquida, soprattutto in campo affettivo. Per Bauman, l’uomo d’oggi si è trasformato da produttore a consumatore: una condizione che tocca tanto la forma quanto i contenuti delle relazioni, che si adeguano così ai bisogni momentanei del fruitore. Le persone sono disorientate e stordite, la loro realizzazione all'interno della società liquida è sempre rimandata e ricostruita. Quale può essere, allora, il senso di una relazione stabile di coppia che richiede investimento e continuo lavoro? Qual è il senso del “per sempre”? Quello che si deve ricercare non è forse il legame libero? Ma soprattutto, come si combina il desiderio di un legame duraturo con la persona che si ama con ciò che ci si aspetta dall'uomo consumatore?
"Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato d'amore l’opportunità di enormi profitti – ha dichiarato Bauman in un’intervista di qualche anno fa – e ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana".
Il consumatore non è alla ricerca degli oggetti, ma soprattutto del godimento che trae dall'oggetto, costretto a muoversi velocemente tra una gamma di offerte in continuo cambiamento (“ultimi giorni!”, “comodamente a casa tua!”, “basta un click!”). La ricerca non è così focalizzata sulle relazioni, quanto sulle soddisfazioni che egli spera che le relazioni gli portino. Rendendoci consumatori, tuttavia, siamo stati resi anche calcolatori, cinici. Parliamo di relazioni in termini di guadagni e perdite, di offerte e indice di soddisfacimento; le energie, infatti, non devono essere spese nella costruzione di legami, ma nel calcolo su come “costringere la relazione a dare senza prendere, a offrire senza chiedere, ad appagare senza opprimere”*. Rapido, svelto, pratico: come un oggetto, lo acquisto perché mi serve.
Secondo un’analisi di Anthony Giddens, sociologo e politologo britannico, la relazione si fonda esclusivamente sulla gratificazione del desiderio e deve proseguire solo fino a quando entrambi i partner ritengono che essa restituisca sufficiente soddisfazione. Una volta consumata la relazione finisce. Una considerazione che sottolinea, tristemente, l’idea del “consumare”. Il desiderio è tipico dell’uomo consumatore, mentre l’amore deve ancora essere riconosciuto come atto morale: “Il desiderio è la brama di consumare, i beni di consumo attraggono. Per contro, l’amore è il desiderio di prendersi cura e preservare l’oggetto della propria cura”*.
“L’amore vero sta nella gioia
e nello sforzo di superare insieme
i dolori e i problemi”
Lo psicanalista francese Lacan considerava il desiderio una vocazione in grado di orientare, guidare e strutturare l’esistenza e affermava che uno dei motivi per essere felici nella vita è quello di essere fedeli alla propria aspirazione. Anche il desiderio, tuttavia, va coltivato, non senza fatica: per esistere ha infatti bisogno di una continua proiezione in avanti del suo soddisfacimento e necessita di un grande lavoro sulle lunghe distanze e sulle tempistiche, della collaborazione di entrambe le parti. In Amore liquido Bauman afferma: "Non è nella brama di cose pronte per l’uso, belle e finite, che l’amore trova il proprio significato, ma nello stimolo a partecipare al divenire di tali cose”*. L’uomo postmoderno vede invece come pericoloso e rischioso il piacere della costruzione e del sacrificio, perché rimane focalizzato sulla propria individualità, che vuole allo stesso tempo condividere con gli altri. "We are connected loneliness" disse il sociologo polacco al Festivalfilosofia. D'altronde "i ponti non servono a niente se non coprono l’intera distanza che separa le due sponde opposte. Finché dura, l’amore è in bilico sull'orlo della sconfitta. Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di difficoltà. E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro. L’amore è un mutuo ipotecario su un futuro incerto e imperscrutabile"*.
L’amore esclusivo, l’amore vero, quindi, non è quasi mai esente da dolori e problemi, ma la gioia sta nello sforzo comune per superarli. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. Un percorso e un cammino da fare insieme, che ripaga meravigliosamente questi sforzi e queste attenzioni.
Bibliografia
* Zygmunt Bauman, Amore liquido.
Sulla fragilità dei legami affettivi
(Editori Laterza - 2013)