SOCIETA'

Legge Basaglia, da quarant'anni fuori dai manicomi

L’anniversario della norma che segnò la fine degli ospedali psichiatrici in Italia, restituendo dignità e cittadinanza ai malati rinchiusi

di Davide Lamagni

L’ultimo rapporto sulla salute mentale parla di 807.035 utenti psichiatrici assistiti nel 2016 dai servizi specialistici sul territorio. Dati che risultano in leggero aumento rispetto all'anno precedente, in cui si raggiungeva un totale di circa 770mila persone. Sempre nel 2016 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale risultano invece 349.176, di cui quasi il 90% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita: si tratta soprattutto di donne (il 54% dei casi), mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (66,9%). Quanto alle patologie, i tassi relativi ai disturbi schizofrenici, di personalità, di abuso di sostanze e di ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi il doppio rispetto a quello maschile (28 per 10mila abitanti nei maschi contro il 47 per 10mila nelle femmine).

Con il trasferimento degli ultimi due internati dall’Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nei primi giorni di maggio del 2017, si è conclusa la secolare storia dei manicomi criminali in Italia (poi manicomi giudiziari, poi, dal 1975, O.P.G.). Oggi in alternativa a quelle strutture risultano attive le Rems (Residenze per le misure di sicurezza), introdotte con la legge n. 9 del 17 febbraio 2012, strutture sanitarie residenziali, capillarmente diffuse sul territorio (per agevolare i programmi di reinserimento), con non più di venti posti letto. Un anno fa si contavano 30 Rems con 596 ricoveri. Uno dei problemi resta inoltre la carenza di personale, il persistere di un sistema di assistenza che non gode di sufficienti finanziamenti e una condizione “a chiazze”, con grandi differenze regionali e lunghe liste di attesa.

Oggi, se il volto della malattia psichiatrica è cambiato lo si deve soprattutto alla “legge 180”, meglio conosciuta come "legge Basaglia", approvata dal Parlamento italiano il 13 maggio 1978, che abolì i manicomi, ossia gli ospedali psichiatrici in cui venivano rinchiuse contro la loro volontà le persone con disturbi mentali, restituendo loro il diritto di cittadinanza. Ma che rapporto c'è tra la psichiatria e la follia? Secondo il filosofo e sociologo francese Michel Foucault un pessimo rapporto, dato che la psichiatria è una scienza nata non per curare la follia, ma per mettere la società al riparo da essa, che fino a qualche decennio fa veniva confinata all'interno dei manicomi, appunto, e oggi dentro i corpi soffocati dai medicinali.

A distanza di quarant'anni dall'introduzione della "legge 180" i programmi terapeutici non sono, o almeno non dovrebbero essere, più incentrati sulla ricerca di luoghi dove ricoverare o internare i pazienti, ma sul ritorno alla vita nel proprio contesto di appartenenza. Lo smantellamento delle barriere fisiche e mentali, l’adozione di atteggiamenti più umani da parte degli operatori e la disponibilità di farmaci efficaci nell'alleviare la morsa dei sintomi ossessivi hanno permesso a tante persone di ritrovare la strada di casa, nel vero senso della parola. Il manicomio aveva infatti la funzione di imprigionare e isolare gli individui problematici, frutto di quelle contraddizioni che, secondo lo psichiatra e neurologo friulano Franco Basaglia, da cui prese il nome la legge, la società tendeva a cancellare e tenere lontano. Si tratta quindi di una norma "rivoluzionaria", che nessun altro paese ha avuto il coraggio di realizzare e che ha cambiato il modo di fare psichiatria.


Il fulcro di questo cambiamento si rispecchia in alcune considerazioni che nascono dalle conferenze brasiliane che Basaglia tenne in Brasile nel 1979. Esse rappresentano infatti una delle ultime occasioni di riflessione pubblica del medico sul significato complessivo dell'impresa della sua vita, una sorta di testamento intellettuale e un bilancio critico sulla psichiatria all'indomani della "legge 180". È lui stesso che si presenta a un pubblico di studenti, professori, medici, psicoterapeuti e sindacalisti, e instaura con loro un rapporto insieme complice e critico, che fa emergere la sua sorprendente arte oratoria e il suo modo di lavorare e di far politica, tanto distante dalle ideologie quanto capace di centrare temi e problemi tuttora aperti.

Oggi a essere minacciata è infatti la società come istituzione nel suo insieme, dove troppe persone, nel tentativo di gestire al meglio i propri umori, prediligono, alla relazione sociale, l’assunzione quotidiana di pasticche, fino a trasformarsi in automi sempre pronti a rispondere perfettamente alle azioni e agli stimoli esterni in un profondo silenzio interno.
I detti e gli scritti di Foucault, raccolti nel libro "Follia e psichiatria", sono stati ordinati tra il 1957 e il 1984, anni in cui la difesa dei soggetti più deboli, dei diversi, dei folli, avveniva in un clima abbastanza diffuso. Non sembra più esserlo oggi, dove appare prevalere una cultura più vicina ai rapporti di forza che a quelli di sostegno. Una premessa, forse, per cui la pazzia, sempre accompagnata da una buona dose di disperazione, può purtroppo trovare un terreno fertile per espandersi.