TEMPO LIBERO

Il Sassuolo compie cento anni: ecco i segreti di un successo

La squadra fu fondata il 17 luglio 1920. Tante stagioni nelle serie minori, poi il grande salto. Parla l'Ad Carnevali: "Tutti i progetti in cantiere"

di Marcello Floris

Siamo alla fine di luglio quando risponde al telefono Giovanni Carnevali, dal 2014 Amministratore Delegato e Direttore Generale del Sassuolo. La sua agenda è piena di impegni da cima a fondo: le ultime partite di campionato, il mercato della prossima stagione, i festeggiamenti per il centenario; quando c’è però da raccontare qualcosa del suo Sassuolo trova sempre un po'di tempo libero e parla con grande entusiasmo.

Carnevali, cominciamo proprio dai 100 anni di storia del Sassuolo. Una ricorrenza accompagnata da diverse iniziative: un nuovo logo, un nuovo sito, l'apertura del Sassuolo Store in piazza Garibaldi e l'intitolazione del viale d'ingresso al Mapei Football Center.

"Questo è un anno importante per noi, 100 anni sono già una bella storia, che si coronerà con l'ottavo anno consecutivo di serie A. Abbiamo presentato un logo del centenario, che ritroveremo anche nelle maglie di gioco, è partito il nuovo sito internet, che finalmente include anche il calcio femminile e una serie di novità tecnologiche e pratiche: oggi il tifoso può fare tutto attraverso il nostro portale, dall'acquisto del merchandising a quello dei biglietti delle partite, ma presto annunceremo anche un nuovo sponsor tecnico di livello internazionale.
Inoltre, abbiamo in mente una bella festa in piazza con i tifosi, che, come tutti gli eventi di questo tipo, per il momento siamo costretti a rimandare".

Il centenario è un'occasione per lanciare anche nuovi progetti trasversali, come "Generazione S".

"Certamente, 'Generazione S' è un'iniziativa di ampio respiro, con un codice etico preciso, a cui tengo in particolare perché, oltre a contenuti strettamente sportivi, comprende degli aspetti sociali molto importanti in quanto prevede un sostegno specifico alle società dilettantistiche, agli studenti e a una squadra nostra formata da ragazzi portatori di handicap. Vogliamo esportare tra questi destinatari il nostro know how e le nostre metodologie".

C'è poi un programma di sviluppo che riguarda l'ambito agonistico e i vivai.

"Sì, il nostro settore giovanile è in crescita, basti pensare che da poco ha esordito Raspadori, un ragazzo promettente cresciuto nel nostro vivaio, che ha realizzato anche un gol decisivo contro la Lazio. Oltre alla prima squadra, abbiamo dieci formazioni che abbracciano ogni fascia d'età, dai più piccoli fino alla Primavera, e tutte quante si stanno comportando bene a livello di risultati sportivi. Ma al di là dei successi agonistici, noi puntiamo molto alla promozione dei valori umani nei nostri ragazzi".

Molti tifosi hanno in mente il suo nome in associazione alla storia recente del Sassuolo, ma lei è nel mondo del calcio già dai tempi di Monza, più di trent'anni fa, quando lavorò con Beppe Marotta. Erano anni in cui il calcio italiano era ai massimi livelli, ora siamo stati un po' sorpassati da altri campionati. Perché?
"Sì, io ho iniziato a lavorare in questo sport nel 1986 al Monza con Beppe Marotta, ma son stato con lui anche a Como e a Ravenna. Poi ho fondato una mia società, Master Group. Certo, rispetto a quando ho iniziato io il calcio è cambiato molto, una volta c'erano dei presidenti con qualità diverse, oggi il business prevale su tutto e questo rischia di rovinare il bello di questo sport. Ritengo che la gestione economica debba essere un obiettivo prioritario, che debbano essere effettuate scelte molto oculate puntando sulla buona organizzazione per arrivare poi a tutto il resto. Oggi invece ci sono squadre, per paradosso anche di vertice, che hanno debiti per milioni di euro e questo non è un aspetto positivo".

Il Sassuolo che strategia segue per mantenere una gestione societaria sana?

"È chiaro che noi non possiamo puntare sul merchandising, sul botteghino dello stadio o comunque sugli incassi che derivano dai tifosi: rappresentiamo una città di 40 mila abitanti e abbiamo 7000 abbonati, che è già un grande traguardo. Allora dobbiamo mirare proprio a una gestione attenta, con tanta programmazione, idee chiare, plusvalenze".

Lei è stato tra i dirigenti che ha voluto più di altri che il campionato, interrotto per l'emergenza sanitaria, riprendesse il prima possibile e che la stagione venisse conclusa. Perché?

"Quello vissuto in primavera è stato un periodo molto difficile, che è seguito a un altro altrettanto complicato per noi derivante dalla perdita di Giorgio Squinzi e Adriana Spazzoli. Volevamo riiniziare presto a giocare, nel rispetto naturalmente della sicurezza, ma eravamo ben consapevoli che questa era l'unica strada per tenere in vita una squadra di calcio. Io son convinto che se avessimo chiuso il campionato almeno metà delle squadre di Serie A avrebbe rischiato di fallire; dunque, immagini l'impatto devastante su tutto il sistema calcio, di cui ne avrebbero risentito a cascata anche il settore femminile e le squadre minori".

Il Sassuolo è stata una delle squadre tornate più in forma dopo la pausa forzata, qual è stata la ricetta?

"Siamo stati i primi a riprendere gli allenamenti, e questo sicuramente ha giovato. Devo ringraziare anche il Presidente della Regione Stefano Bonaccini che ha consentito di aprire i centri sportivi. Noi abbiamo il nostro Mapei Football Center, che è tra i più belli e attrezzati in Europa. Abbiamo preparato un programma di allenamenti molto scrupoloso, e questo ci ha permesso di avere uno stato di forma molto buono".

Con il campionato agli sgoccioli, è tempo di pensare già alla stagione 2020-21. Che Sassuolo vedremo il prossimo anno?

"Il campionato avrà pochissima pausa, avremo di fronte uno scenario totalmente inedito. Consideri che termineremo la stagione con alcuni infortunati, quindi dovremmo stare attentissimi alle scelte che effettueremo. Ripartiremo senz'altro con un allenatore, De Zerbi, che ha grandi idee e che io considero tra i migliori della Serie A. Cercheremo di mantenere in tutti i modi qualità tecniche elevate, proveremo a proseguire il più possibile con i giocatori di maggior talento, consapevoli che non è semplice trattenere quelli che hanno richieste da grandi club, ma in questo caso saremo pronti a sostituirli adeguatamente. Abbiamo poi un gruppo di ragazzi giovani che ci danno sempre una grossa mano e che saranno un investimento anche per il futuro".

Mal che vada c'è sempre Magnanelli che è eterno.

"Magnanelli è il nostro capitano, per noi è una risorsa ancora adesso, ma questa società vuole puntare su di lui anche dopo che smetterà di giocare. È un esempio di professionalità, negli anni è cresciuto da un punto di vista tecnico, ma ha anche grandi doti umane".

Anche i vertici societari del Sassuolo sono composti da persone che condividono ormai da diverso tempo un progetto e valori comuni. Penso a lei, a Giovanni Rossi, alla famiglia Squinzi…

"Sì, devo riconoscere che tutto è partito proprio dalla famiglia Squinzi, noi dirigenti siamo stati le persone incaricate di realizzare un'idea di società e di calcio e abbiamo cercato di farlo nel migliore dei modi. È chiaro che la fortuna di lavorare con loro è stata un'ottima opportunità di crescita, ma ora ci sono comunque i figli e una grandissima azienda come la Mapei che è dietro a tutto questo discorso. Abbiamo uno stadio di proprietà e dallo scorso anno anche uno centro sportivo di proprietà e questo è per noi un motivo di orgoglio, che dice molto anche sulla lungimiranza gestionale che accompagna il nostro Sassuolo".