La guerra in Siria nei racconti di un adolescente
Muhammad Najem è un ragazzo siriano che ha deciso di raccontare il drammatico conflitto attraverso l'uso dei social
Muhammad Najem è un ragazzo di quindici anni che vive in Siria nella regione della Ghouta, dove la situazione oggi è una delle più gravi e tragiche degli ultimi anni. Muhammad come tanti altri ragazzi della sua età affronta ogni giorno le difficoltà di questa guerra. Una guerra di cui sappiamo poco, su cui siamo informati male. Eppure, a pensarci, questo Paese è distante soltanto tre ore di aereo dall'Italia. La guerra in Siria è iniziata sette anni fa e da quel momento le cose sono cambiate per tutti.
La città di Douma nella Ghouta orientale, che in arabo significa oasi, terra fertile attorno alla città di Damasco, è una delle più colpite dal regime di Bashar al-Assad. Un assedio lungo, violento che tende ad attaccare civili, soprattutto bambini perché ritenuti dei ribelli. Muhammad avendo convissuto metà della sua vita con la guerra, decide di non tacere più. E così nel dicembre dello scorso anno apre un account Twitter per informare il mondo e documentare tutto quello che il regime di Assad sta compiendo in quelle zone. Decide di farlo con il mezzo tanto usato dai suoi coetanei, ossia attraverso i social network. Al contrario di un qualsiasi adolescente occidentale che condivide il suo ultimo paio di scarpe o una serata divertente insieme agli amici, Muhammad scatta foto e video selfie con il suo smartphone, raccontando la devastazione dei bombardamenti, la morte di amici e parenti, l’utilizzo di armi chimiche sui bambini. Tutto corredato da un commento in un inglese scolastico ma significativo e inserendo qualche emoticon. Nessun filtro, nessuna modifica. Quello che condivide è reale e non nasconde nulla.
Scorrendo sulla sua pagina Twitter si vedono immagini della sua scuola che è stata distrutta, posta una foto con un suo amico che è appena stato dimesso dall'ospedale dopo un attacco, in cui un altro amico, invece, non ce l’ha fatta. E le reazioni del gas al cloro sui bambini soccorsi in ospedali improvvisati. Con la forza delle sue immagini e delle sue parole, i media internazionali, dalla CNN ad Al Jazeera, hanno rivolto uno sguardo a quella parte di mondo che sembra dimenticata da tutti. Muhammad è così diventato in poco tempo il reporter di guerra siriano più importante e anche una celebrità social con i oltre 26 mila seguaci.
Dopo i pesanti attacchi dello scorso febbraio, il ragazzo mostra una sua foto in cui si copre la bocca. Un gesto che si trasforma presto in un simbolo per sensibilizzare il mondo contro l’utilizzo delle armi chimiche. In un’intervista rilasciata su La Repubblica, Muhammad spiega che ha iniziato a fare foto per poter raccontare la verità e non capiva perché il mondo intero stesse a guardare senza intervenire. Adesso il giovane è riuscito a spostarsi con la madre e i fratelli nella città di Idlib, vicino al confine con la Turchia, pronto a iniziare una nuova vita. Ma l’unica cosa che desidera davvero è la pace per poter tornare a Douma, dove è nato e cresciuto, ricostruire la sua casa e terminare gli studi.
Vorrebbe diventare giornalista. Molto probabilmente è sulla buona strada.