TERRITORI

"Sardegna in movimento": musica e folklore oltre i confini dell'isola

L'associazione cagliaritana propone da anni rassegne d'autore per promuovere talenti locali ed esperimenti di contaminazioni artistiche

di Marcello Floris

Tutto è partito nel 2015, dall’idea di Fabrizio Murgia, avvocato dall'anima artistica, e di alcuni altri giovani sardi appassionati di musica un po’ fuori dagli schemi: note accompagnate da versi in “limba” sarda, sound etnici mescolati, perché no, al rock più conosciuto dal pubblico o alle melodie espresse dagli strumenti più classici.

E’ nata così Sardegna in Movimento, associazione che col tempo si è guadagnata la simpatia di tanti cagliaritani, ma anche delle istituzioni come il Comune di Cagliari e la Regione Sardegna, che la patrocinano.

“All’inizio al di fuori della nostra cerchia più intima – spiega Tiziana Arceri, vicepresidente dell’Associazione – in pochi credevano a questo progetto. Oggi facciamo conoscere tradizioni, valori e musica sarda fuori dall’isola, ospitiamo artisti di altre città d'Italia che suonano insieme a quelli locali e possiamo affermare che questo esperimento sta riscontrando un buon successo”. 

Sardegna in movimento promuove l’arte a 360° con incontri, dibattiti, videoproiezioni, laboratori, attività formative e culturali anche fuori dalle sue sedi, ma la musica resta sempre la passione principale. La rassegna di punta dell’associazione è “Sardignità. Suoni oltre confine”, che è già alla seconda edizione e alla quale hanno partecipato artisti di tutta la Sardegna, che producono musica originale di tutti i generi, dal rock al folk, dal blues al hip hop, senza dimenticare chi utilizza la “limba” sarda nella propria espressione artistica Elettroflebo, Gavino Riva, Matteo Leone, Bad Blues Quartet, La città di notte, Janamala, Mano Destra, Tribulia, Francesco Piu, Andrea Andrillo, Dancefloor Stompers, Claudia Aru, Bujumannu & Isla sound, sono esempi di gruppi o solisti emergenti che hanno trovato spazio nel Jester Club, la casa di Sardegna in Movimento, e anche grazie a questa ospitalità hanno potuto, in alcuni casi, avviare collaborazioni con artisti provenienti da altre regioni.

 “Sardignità” vuol dire valorizzare la musica made in Sardegna ma a breve verrà creata una ‘sezione’ speciale, SARDIGNITALIA, per attirare artisti ed esperienze diverse e per farle conoscere al pubblico isolano, per far confrontare con loro i musicisti locali dandogli la possibilità di incontrare colleghi nati e cresciuti altrove. “In passato sono stati da noi diversi musicisti come Davide Campisi, Spacca il silenzio, Giacomo Toni; l’ultimo artista che è stato qui da noi è Tiziano Sgarbi, aka Bob Corn – racconta il presidente Fabrizio Murgia – un musicista e prima ancora poeta cresciuto tra Modena, Mantova e Ferrara, che descrive in note sentimenti e vita vissuta nella sua terra ma anche in giro per l’Europa e l’America. All’inizio di gennaio, sarà da noi Marzia Stano, in arte UNA, artista  di scuola bolognese". Attraverso i grandi circuiti discografici certamente in Sardegna arrivano cantanti e autori di livello nazionale e anche internazionale, ed è un’ottima cosa, ma purtroppo atterrano, si esibiscono e debbono correre via per inseguire le tappe di una tournée. Da noi - prosegue Murgia - arrivano invece artisti meno conosciuti ma ugualmente di grande spessore professionale, che richiamano un pubblico poco numeroso, ma si fermano volentieri per incontrare colleghi della nostra terra, scambiare esperienze, talvolta duettare, così gli uni e gli altri tornano a casa arricchiti e anche chi partecipa da ascoltatore rimane il più delle volte soddisfatto per questi incontri ravvicinati”.

Nel panorama di attività di Sardegna in Movimento anche progetti di valorizzazione e promozione di strumenti caratteristici e tradizionali come le “launeddas”, formate da tre canne, che hanno origini risalenti addirittura alla preistoria. In epoche passate hanno avuto grandissima diffusione nell’isola, oggi sono ancora molto popolari e accompagnano spesso canti e ballate con il suo suono inconfondibile. L’associazione ha sviluppato un progetto multimediale dedicato a questo strumento, LAUNEDDARTS, mettendo a disposizione del pubblico il più grande archivio fotografico esistente in materia, in particolare quello di Bentzon, e ospitando i musicisti più importanti, alcuni dei quali oggi lo fanno rivivere in maniera contemporanea le atmosfere evocate dallo studioso danese. Basti pensare ai Brinca, Fantafolk, Nicola Agus oltre che ai sempre verdi Cordas et Cannas.

E’ curiosa anche la storia del Jester Club, il palcoscenico che ospita la maggior parte delle attività in calendario: si trova nel quartiere Marina di Cagliari, davanti a sé ha il mare e alle sue spalle il colle dove sorgono gli edifici del vecchio quartiere di Castello. Un tempo il Jester si chiamava Teatro Club, i cagliaritani non più giovanissimi se lo ricordano, è caduto in disgrazia anni fa quando queste piccole realtà son state travolte dai multisala e dai nuovi modi di fare entertainment a cui tutti siamo ormai abituati. Era destinato forse a diventare un deposito per qualche officina della zona o la rimessa di un ristorante come tanti ne sono sorti in mezzo a quel dedalo di stradine oggi frequentate dai turisti. Ha ritrovato invece colore, luce e voce grazie al progetto di Sardegna in movimento e ora il Jester, parola inglese che in italiano significa “giullare”, è uno spazio multiculturale dedicato appunto ai “giullari”,  e alla loro libera espressività artistica.

Gli aggiornamenti sugli eventi e le iniziative dell’associazione sono su www.sardegnainmovimento.it


Quel suono magico e ancestrale che affascinò Andreas Bentzon

Uno degli strumenti a fiato più antichi del mondo è stato inventato proprio in Sardegna: sono quelle tre canne chiamate “launeddas”, sulla cui origine gli studiosi non sono mai arrivati a fattor comune.

Venivano utilizzate spesso in occasione di feste e cerimonie, accompagnando danze e balli di gruppo. L’antropologo danese Andreas F. W. Bentzon rimase stregato dal loro strano suono, forte e metallico, durante un suo viaggio in Sardegna nel 1952, quando aveva appena 16 anni, e da allora è tornato spesso nell’isola, anche per lunghi periodi, durante i quali ha frequentato tanti suonatori e si è dedicato a un ampio lavoro di ricerca e documentazione. Le launeddas rappresentano uno dei simboli più significativi di una cultura agropastorale dai connotati unici, che ha sedotto diversi scienziati stranieri. Oltre a Bentzon, Max Leopold Wagner, bavarese classe 1880, ebbe anch’egli un legame speciale con la cultura sarda ed è tuttora considerato il maggior studioso in assoluto di linguistica sarda. Maurice Le Lannou (1906-1992) era invece un professore universitario e geografo bretone innamorato dell’Isola: dedicò la sua vita accademica in buona parte allo studio della vita di campagna e alle tradizioni pastorali dell'interno.